Nel 2013 Italferr ha iniziato il proprio percorso verso l’implementazione del Building Information Modeling, perseguendo innanzitutto l’obiettivo di ampliare le proprie potenzialità commerciali sia a livello nazionale che internazionale e ottenere un maggiore efficientamento dei processi. Le azioni messe in campo da Italferr hanno condotto alla definizione di un percorso di adozione della metodologia BIM che ha fatto perno sull’individuazione di alcuni progetti pilota di infrastrutture ferroviarie, sui quali essa è stata applicata grazie a una task force di tecnici, e che ha portato alla creazione di standard di progetto interni e di una libreria proprietaria di oggetti e regole. Grazie a tale percorso Italferr sta quindi sempre più diventando un attore di primaria importanza anche in ambito BIM, sia in Italia che nel mondo. Per questo motivo BIMportale ha incontrato Daniela Aprea, BIM Manager & Project Engineer di Italferr S.p.A., che ci ha raccontato l’iter di implementazione del BIM all’interno dell’azienda e illustrato alcuni progetti attualmente gestiti tramite l’utilizzo di questa metodologia.
Come è stato avviato il percorso BIM in Italferr? E quali sono stati le principali difficoltà che avete dovuto affrontare?
Ci siamo resi immediatamente conto che l’implementazione del BIM all’interno dei nostri processi avrebbe richiesto un approccio completamente nuovo; per questo motivo abbiamo optato per la scelta di costruire la teoria partendo dalla pratica e quindi individuando fin da subito una serie di progetti di infrastrutture ferroviarie nei quali fosse possibile applicare in via sperimentale questa metodologia. Una delle problematiche più rilevanti è senza dubbio quella della formazione del personale; oggi le figure professionali in possesso di maggiori conoscenze ed esperienza del mondo ferroviario utilizzano ancora metodologie tradizionali, e non è quindi facile riuscire a far comprendere loro i concreti vantaggi di una digitalizzazione spinta dei processi come quella su cui si basa concettualmente il BIM. Il nostro percorso di implementazione è iniziato cinque anni fa e i benefici sono risultati fin da subito evidenti, anche se la completa transizione alla metodologia BIM non è ancora interamente compiuta. All’interno del Gruppo FS Italferr è stato in questo senso un precursore e oggi nell’ambito dei vari tavoli di lavoro stiamo mettendo a disposizione del gruppo l’esperienza maturata in questi anni.
Come è organizzata la vostra struttura?
Sono responsabile di un gruppo di BIM Management che è preposto all’implementazione di tale metodologia sia in ambito tecnico per la modellazione che a supporto delle altre direzioni aziendali. Ci stiamo in particolare occupando di creare delle codifiche interne, una banca dati e una libreria di oggetti in ambito ferroviario indispensabili per poter rispondere alla nostra mission e alo stesso tempo poter arrivare alla completa formalizzazione di procedure standard.
Quale è il percorso professionale che l’ha portata ad avvicinarsi al BIM?
Lavoro in Italferr dal 2006 e sono entrata in contatto con il mondo BIM al termine di un percorso che mi ha portato a rivestire svariate funzioni. Sono entrata in azienda come progettista ambientale, occupandomi di problematiche afferenti l’inquinamento elettromagnetico, acustico e da vibrazioni, per poi passare alla progettazione di impianti di telecomunicazioni e quindi di sistemi SDH e GSMR. Dopo qualche anno di esperienze come specialista ho assunto il ruolo di Project Engineer – che tuttora rivesto – prima nell’ambito di progetti tecnologici e poi infrastrutturali. Oggi seguo come sistemista alcune delle tratte AV/AC dell’Itinerario Napoli-Bari, una delle quali andata in appalto, una in fase di aggiudicazione e altre due in fase di progettazione.
Quali sono stati i principali progetti che hanno in qualche modo tracciato il percorso di implementazione del BIM?
Sicuramente tra le opere puntuali che hanno avuto maggiore rilevanza in questo processo rientra il progetto di Trenitalia di Potenziamento dell’Impianto di Manutenzione Centrale (IMC) della stazione Bologna Centrale, che prevede la progettazione e realizzazione di apparati tecnologici all’avanguardia per la manutenzione del materiale rotabile. Ad oggi l’opera è in fase di realizzazione ed il modello sviluppato per questa tipologia di impianti è servito come esempio pilota per la risoluzione di tante problematiche strategiche per il prosieguo e sarà utilizzato in futuro per tutti gli interventi di questa natura. Un altro progetto di notevole rilievo, realizzato ormai quattro anni fa, è il Raddoppio della linea Pieve Emanuele-Pavia, che ha richiesto una completa rivisitazione di tutto ciò che è rilievo dell’esistente e gestione del dato cartografico ed è stata una delle prime esperienze in cui la progettazione BIM ha interessato l’opera lungolinea, e non solo le opere puntuali, a livello di Progettazione Definitiva. Altro importante banco di prova infine sono le progettazione della Napoli-Bari che ci stanno consentendo di mettere a punto, assieme a tutte le aree dell’ingegneria, tecniche e soluzioni innovative riutilizzabili nel seguito.
Quali sono i principali risultati che ad oggi avete ottenuto? E quali i benefici già “misurabili” rispetto alle metodologie progettuali tradizionali?
L’utilizzo dell’approccio BIM offre tangibili vantaggi in ambito progettuale, tra cui la riproducibilità del dato in maniera immediata e conseguentemente una maggiore velocità di analisi sia nelle prime fasi di progettazione sia nel rilievo delle interferenze, vantaggi che naturalmente crescono al crescere della complessità del progetto; la possibilità di anticipare possibili problematiche che altrimenti emergerebbero solo in fase esecutiva ha ricadute estremamente importanti sui nostri processi. L’esperienza acquisita in questo ambito ci consente di affermare anche che l’utilizzo del modello BIM e quindi il controllo e l’associazione del dato ad un unico modello informatico, ci supporta anche per aspetti delicati quali il controllo della sicurezza in tutte le sue forme e ambiti.
L’unico parziale limite che oggi ancora riscontriamo nell’utilizzo di questa metodologia in ambito ferroviario riguarda l’interoperabilità ed il formato di scambio; lo standard di interscambio IFC, adatto a tutto ciò che è circoscritto, non è ancora in grado, per opere che hanno una estensione territoriale significativa, di trasferire l’informazione con una qualità elevata ed affidabile. A tal fine comunque sono stati istituiti tavoli internazionali che si stanno adoperando per definire un linguaggio efficace al trasferimento del dato.
Dal 1° gennaio 2019 ha preso il via il percorso di progressiva introduzione obbligatoria del BIM negli appalti pubblici; quale è la sua opinione al riguardo?
Va innanzitutto osservato che si tratta di un’obbligatorietà che fortunatamente ad oggi non contiene meccanismi sanzionatori per chi non adotti questa metodologia. Si riscontra contemporaneamente sulla scena nazionale un’importante mobilitazione di tutte le più grosse realtà aziendali che si stanno adoperando per guadagnare tempo prezioso in questa fase di “transizione”. Sempre nell’ottica dell’obbligatorietà sarebbe infine necessaria una definizione dei requisiti minimi previsti dai bandi di gara, chiarirne i termini applicativi e, non ultimo, pervenire a una maggiore chiarezza sugli aspetti legati alla proprietà intellettuale, come ad esempio quella delle librerie utilizzate all’interno dei modelli BIM.