È una novità molto importante – a nostro avviso – quella che deriva dal cosiddetto “Correttivo Codice Appalti”, D.lgs 36/2023 approvato pochi giorni fa in Consiglio dei Ministri: con tale provvedimento si dispone che nel Codice dei Contratti Pubblici la soglia minima di obbligatorietà, in vigore dal 1° gennaio 2025, per la progettazione con modelli digitali passa da 1 a 2 milioni di euro.
La modifica sulla soglia di obbligatorietà per gli appalti BIM fa parte di un pacchetto di modifiche che sono state introdotte a seguito della consultazione che ha coinvolto 94 stakeholders con circa 630 contributi.
Dal nostro punto di vista, l’importanza della notizia è di duplice lettura: innanzitutto, incontra le richieste avanzate da molti soggetti circa la dimensione economica della soglia, che attestata sul milione di euro venina ritenuta troppo esigua, con il rischio di coinvolgere nell’obbligatorietà opere non in grado di trarre benefici dalla progettazione digitale; in secondo luogo, mette a nostro avviso la fine a ogni tentativo di procastinare la definitiva entrata a regime del BIM e della digitalizzazione negli appalti pubblici.
Più in generale, il provvedimento introduce modifiche a sostegno degli investimenti pubblici, con un focus su dieci macro-temi principali, tra cui equo compenso, tutele lavoristiche, revisione prezzi e appunto digitalizzazione.
Vediamoli in sintesi:
Equo compenso: vengono introdotti due meccanismi per garantire i principi dell’equo compenso al settore dei contratti pubblici. Per gli affidamenti diretti, è garantito un minimo dell’80% del corrispettivo previsto; per le procedure di gara, si tutela l’equo compenso con meccanismi di calmierazione del peso dei ribassi che possono essere formulati sul 35% del corrispettivo, con un risultato sostanziale assimilabile a quello degli affidamenti diretti;
Tutele lavoristiche: è confermata l’applicazione di un unico contratto collettivo nel bando di gara, con nuove linee guida per consentire alle stazioni appaltanti di individuare correttamente il contratto applicabile e per calcolare l’equipollenza delle tutele in caso di ricorso ad un diverso contratto;
Revisione prezzi: si chiarisce il rapporto tra revisione prezzi e principio dell’equilibrio contrattuale; si introduce inoltre un nuovo allegato per attuare le clausole di revisione dei prezzi sia nel settore lavori che nel settore servizi e forniture in maniera omogenea e con tempi certi;
Incentivi ai dirigenti RUP: esteso l’incentivo tecnico anche ai dirigenti responsabili del procedimento (RUP), superando la precedente limitazione;
Consorzi: razionalizzata la disciplina dei consorzi per evitare distorsioni nelle gare, omogeneizzare la disciplina applicabile ai diversi tipi di consorzi stabili e favorire la competitività;
PMI: introdotte misure per facilitare la partecipazione delle PMI, sia con contratti riservati sotto la soglia europea, sia con una soglia di subappalto del 20% dedicata;
Finanza di progetto: mantenuta la prelazione per il promotore, con una procedura di gara articolata in due fasi per garantire trasparenza e competitività;
Garanzie fideiussorie: semplificate le procedure per agevolare l’accesso al credito da parte delle imprese;
Esecuzione contratti: rafforzate le premialità e le penali per accelerare l’esecuzione delle opere; tipizzate le varianti, per creare certezza sulla fase di esecuzione; introdotto il nuovo istituto dell’accordo di collaborazione;
CCT (Collegio Consultivo Tecnico): promosso come strumento di prevenzione delle controversie, con nuove limitazioni ai costi e facoltà di ricorrere a lodi contrattuali;
Progettazione digitale: innalzata la soglia da 1 mln a 2 mln di euro per la progettazione in modalità digitale, obbligatoria dal 1 gennaio 2025;
Qualificazione delle stazioni appaltanti: si apre il sistema di qualificazione, con incentivi alla qualificazione dei soggetti oggi non qualificati, nonché alla specializzazione dei soggetti aggregatori. Si parte anche con la qualificazione per l’esecuzione, attraverso meccanismi incentivanti che puntano sulla formazione.